Sviluppo mobile, Sviluppo software

Test di usabilità per applicativi mobile

| 7 Gennaio 2020 | Lino Castrovilli
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Quante volte, nella nostra vita professionale, ci siamo trovati nelle condizioni di aver sviluppato applicazioni per poi renderci conto che i nostri utenti, intuitivamente, effettuavano delle azioni aspettandosi risposte che invece non arrivavano? 

Ogni volta che, da utenti, utilizziamo una nuova applicazione, effettuiamo in maniera automatica una serie di azioni che ci consentono di usufruirne in maniera naturale, senza dover consultare nessun manuale d’uso. È questo, forse, il tratto più distintivo che caratterizza i software di produzione recente da quelli che venivano sviluppati vent’anni fa: le app di nuova generazione riescono a coinvolgerci in esperienze digitali sempre più fluide e immersive. Ma come è possibile tutto questo? 

In un precedente articolo abbiamo parlato dell’importanza di realizzare test di usabilità durante le fasi di sviluppo e collaudo di un’app. Inutile ribadire che questi test, soprattutto in vista del rilascio sul mercato, non sono solo auspicabili ma anche fortemente raccomandati. Al di là del processo in sé, ampiamente replicabile, ci sono tuttavia dei piccoli accorgimenti che possiamo adottare per dare ancora più valore a questi test. Vediamoli insieme.

Testare le funzionalità principali già in fase wireframe

La progettazione di un’interfaccia adeguata gioca un ruolo cruciale per un’app mobile sia in fase di sviluppo sia nel momento dell’utilizzo da parte degli utenti. Poco spazio per i video, tempi di reazione più rapidi e fonti di “distrazione esterna” – per esempio rumori di fondo, autobus e treni da prendere – necessitano di interfacce più snelle e semplici, da cogliere nel tempo di uno sguardo. 

Per questo la progettazione delle singole schermate dev’essere sottoposta a rigide e attente validazioni prima dell’intervento grafico del visual designer. Soprattutto perché l’utente, dopo ore trascorse sulle app più diffuse, ha ben chiaro cosa vuole trovare all’interno di un’applicazione e cosa invece non vorrebbe mai. Infatti, una volta scaricata una qualsiasi app, si aspetta di compiere determinate azioni per portare a termine i task più comuni: dall’ iscrizione al login, dal recupero della password all’inserimento di prodotti nel carrello.

Una strutturazione anomala della pagina per le funzionalità più comuni, così come per quelle complesse, è evidente già quando sul tavolo ci sono solo i wireframe e l’analisi funzionale. Predisporre un test con un prototipo che sia in grado di simulare i passaggi sull’app consente di realizzare un’interfaccia migliore limitando gli errori ed evitando un basso livello di utilizzo (e usabilità) da parte degli utenti. 

Dividere il gruppo di tester a seconda del sistema operativo

Android e iOS presentano due esperienze utente diverse. Sviluppare app con framework che facilitano il cross platform accelera i tempi di rilascio e proprio per questo è fondamentale assicurarsi di inviare sui market applicazioni perfettamente in linea con gli standard di UX dei singoli sistemi operativi. I test, in questo caso, servono a verificare l’effettiva corrispondenza fra le aspettative delle persone che utilizzano un determinato sistema operativo e il reale funzionamento dell’app. 

Le interazioni utente-app sono fondamentali e vanno progettate con cura e attenzione: le interfacce sono composte da segni grafici, pulsanti, colori ma anche gestures, comandi rapidi, features dei dispositivi. Possiamo convincere le persone a iscriversi ad una piattaforma e ad acquistare articoli dal nostro e-commerce. Ma non possiamo far cambiar loro le proprie abitudini.  

Testare le app in diverse condizioni di connettività

Siamo sempre più connessi. Le reti corrono e i provider di servizi di connettività offrono soluzioni via via più performanti. Ma – ammettiamolo – nulla ci frustra più di un’app che non risponde per assenza improvvisa di rete. Spesso i test si somministrano nelle migliori condizioni possibili: in presenza o da remoto, le persone sono a “loro agio” in contesti asettici, quasi da laboratorio, se non addirittura in ambienti familiari come il proprio salotto o studio personale. 

Le app in mobilità sono per definizione oggetti con cui interagiamo nelle situazioni più disparate. Verificare la capacità dell’app di rispondere a situazioni di stress con messaggi di cortesia può salvare lo smartphone dall’ira funesta degli utenti che sul più bello non riescono a completare un task.

Conclusioni. Anche i test sono creativi

Questi piccoli accorgimenti ci aiutano ad effettuare correttamente i test di usabilità. Soprattutto, però, rendono chiaro come, al di là dei processi, l’aspetto più importante sia la nostra capacità di analisi: vale a dire, la nostra capacità di stabilire cosa andare a verificare con prove sul campo, quali osservazioni effettuare e quali numeri prendere in considerazione per rendere le nostre applicazioni più usabili, amichevoli e performanti. 

I comportamenti e le abitudini delle persone sono la stella polare dei test UX. Più siamo bravi ad indagare e a comprendere le loro reazioni nei vari casi d’uso – finanche i più estremi – e più saremo in grado di rilasciare applicazioni idonee per uno specifico sistema operativo, reattive nella risoluzione di eventuali problemi e soprattutto adatte ad ogni tipologia di utente. Empatiche e umane. 

Lino Castrovilli
Esperto di Digital Transformation
La scrittura avvicina le persone. Ieri le parole scritte mi aiutavano a non arrossire di fronte alle ragazze carine. Oggi, grazie alle mie parole, enti pubblici e aziende dialogano negli spazi digitali con cittadini e clienti: si conoscono sulle pagine web, chiacchierano sui social network, si appassionano sui blog e prendono accordi in chat. Senza alcun imbarazzo.

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