Rispondere a chi ti chiede come diventare programmatore comporta andare ben al di là dell’elencazione di una serie di corsi di formazione per sviluppatori e possibili percorsi di carriera successivi.
Nella nostra esperienza le problematiche da considerare e da risolvere sono molteplici e devono necessariamente essere affrontate in modo analitico.
Perché la risposta deve ridurre al minimo le possibilità di errore.
Vediamo quali sono gli aspetti che noi abbiamo notato essere i più decisivi nel determinare il percorso, non solo per diventare programmatore, ma per continuare ad esserlo con soddisfazione.
L’inizio del percorso
Ci sono due possibili punti di inizio: lo si fa per scelta o per vocazione. La seconda ipotesi è ovviamente quella più interessante e che mi piace sintetizzare con una storia che mi è stata raccontata da un professionista che conosco ormai da anni.
Risale alla fine degli anni ’70. Il professionista, all’epoca un impiegato statale, si ritrovò per caso tra le mani una rivista dove faceva sfoggio di sé in copertina la foto di un Commodore (non ricordo esattamente di quale tipo). Fu amore a prima vista, talmente profondo che si fece arrivare dagli Stati Uniti un kit per la programmazione in assembly e da quel momento non abbandonò più la programmazione.
Non è semplice distinguere però tra il colpo di fulmine e la scelta più o meno ponderata. Resta il fatto che, indipendentemente da cosa faccia scaturire la scintilla, scelta o vocazione (che spesso sono indistinguibili), conta molto come si comincia.
Non siamo più negli anni ’70 e, se cominciare come autodidatta o seguire dei corsi più o meno strutturati è sicuramente un’ipotesi più facilmente perseguibile, oggi è decisamente possibile fare di più.
E ci sono due ottime strade da percorrere.
Dal mentore al team
La prima è quella di cercare un mentore, un maestro esperto e fidato che possa accompagnare nei primi passi e far prendere la direzione giusta per comprendere come diventare programmatore.
Certo, non è semplice trovarlo, ma data l’importanza fondamentale che può avere questo passaggio per tutto lo sviluppo futuro della propria carriera di programmatore, consiglio di investire in tempo e networking per identificare la persona giusta.
Ho avuto occasione di verificare con mano che chi ha fatto questa scelta ha avuto dei grossi benefici. Perché ha potuto contare su un punto di riferimento sia per l’inizio che per le fasi successive del suo percorso.
Anche se poter disporre di una figura di riferimento è impagabile, un altro passaggio assolutamente necessario è quello di lavorare con i professionisti.
È pertanto fondamentale fare tutto il possibile per riuscire ad entrare a far parte di un team di sviluppo, anche se nel proprio futuro si prevede un cammino in solitaria.
I vantaggi che si possono ottenere sono infatti enormi.
In primo luogo, lavorare con altri abitua a rispettare le scadenze, qualità essenziale anche, appunto, nel caso si decidesse di andare avanti da soli. Fare un’esperienza diretta degli effetti a catena che può causare un ritardo di consegna lascia il segno e porta quindi a dare maggiore attenzione al rispetto dei tempi.
Lavorare in un gruppo aiuta anche a capire le caratteristiche degli altri ruoli, dal sistemista all’analista dati. E, questo, oltre a consentire di comprendere a fondo i meccanismi che contribuiscono a creare un sistema software complesso, permette di fare anche scelte di carriera più ragionate.
Ma non solo, permette anche di approfondire tutto ciò che gira attorno al ciclo di vita dello sviluppo di software e l’importanza che riveste. Per esempio, cosa significhi testare o manutenere un prodotto e che implicazioni abbia sui costi.
Per ottenere il massimo dall’esperienza in team, il modo di porsi più efficace è quello di provare a lavorare in tutti i contesti, ad entrare nei vari subteam (analisi, design, test ecc…). Anche ottenere questa possibilità non è semplice, ma spesso solo perché non si pensa sia possibile. Un atteggiamento propositivo in questo senso può portare a vantaggi impagabili per il futuro.
L’importanza dello strumento
Tra i nostri consigli su come diventare sviluppatore, una delle professioni più sicure, non è compreso alcun accenno al tipo di software che è meglio sviluppare o al linguaggio con cui muovere i primi passi. Sarebbero costrizioni iniziali inutili che limiterebbero la libertà di scegliere il maestro e/o il team più adatti.
Tuttavia, dopo che lo sviluppatore ha iniziato e ha fatto la propria esperienza cercando di dare il massimo per trovarsi in situazioni che permettano di formarsi e migliorare, noi siamo convinti che uno strumento che lo liberi dalla complessità del software riesca a valorizzare questa scelta o vocazione.
Ne siamo tanto convinti che è proprio su questa idea che più di venti anni fa sono nate le piattaforme di sviluppo Instant Developer. Una scelta che continua a offrire questa libertà agli sviluppatori, sia quelli che hanno scelto di lavorare in autonomia, sia quelli che programmano con i nostri strumenti in team di sviluppo di software house e altre aziende che sviluppano software.
Quindi, è sicuramente importante come e con chi si fanno le esperienze, ma lo è altrettanto scegliere lo strumento giusto per potere metterle a frutto.
Sei d’accordo con la nostra idea? Quali vantaggi ritieni che possa consentire di ottenere?
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