Intelligenza artificiale

L’altra faccia del deep learning. La minaccia del terzo millennio è il deepfake?

| 3 Novembre 2020 | Valentina Baldon
deepfake Instant Developer

L’avanzamento del progresso tecnologico ha rivoluzionato molti settori in poco tempo, delineando importanti novità per aziende e utenti. Abbiamo già parlato, ad esempio, degli enormi passi avanti nell’ambito delle Smart City con servizi innovativi a favore sia dell’ambiente che dei cittadini. Ma ancora non abbiamo accennato a quei piccoli cambiamenti quotidiani che ogni utente può mettere in atto attraverso il proprio smartphone: ad esempio, grazie alle nuove tecnologie, ad oggi basta un semplice tap per applicare filtri di bellezza o aggiungere animali in 3D ai propri video. Azioni innocue, ma è ovviamente possibile spingersi molto oltre, fino alla creazione di video falsi che tuttavia sembrano fin troppo reali. Una tecnologia, definita deepfake, che è diventata accessibile alle masse in breve tempo. 

Nello specifico, con il termine deepfake si fa riferimento a video manipolati o ad altre rappresentazioni digitali prodotte da una sofisticata tecnologia di Intelligenza Artificiale, in grado di produrre immagini o suoni falsi che sembrano invece reali.

Questa tipologia di creazioni, sempre più popolari sui social media e sul web, rischiano di minacciare l’informazione, rendendo sempre più difficile la distinzione tra una notizia vera ed una falsa.

Soprattutto in questi ultimi mesi, durante la pandemia del COVID-19, diversi video e immagini fake hanno fatto il giro del mondo e, con l’avvicinarsi delle elezioni Presidenziali negli Stati Uniti d’America, il fenomeno non accenna assolutamente a decrescere. Inoltre, questa tecnologia può essere utilizzata nel revenge porn, al solo fine di attaccare star, celebrità ma anche donne (o uomini) comuni.

Non stupisce quindi che il deepfake venga considerato come una possibile minaccia del nuovo decennio.

Deepfake: chi può crearli?

A questa domanda è molto difficile fornire una risposta. Dagli appassionati di effetti visivi ai governi, chiunque potrebbe cimentarsi in questo tipo di tecnologia per creare contenuti in grado di divertire oppure screditare determinate persone.

Di fatto, per creare un deepfake si ha semplicemente bisogno di un computer desktop con una scheda grafica performante ed un’alta potenza di calcolo nel cloud

Certo, per creare video ingannevoli ci vuole esperienza: ma dobbiamo anche considerare che sui social network e sul web siamo sottoposti ogni giorno a una quantità infinita di informazioni e notizie. Di conseguenza, solo poche persone riescono a dedicare ad un’immagine o ad un video l’attenzione necessaria per accorgersi di un deepfake. Ecco perché possiamo dire che, ad oggi, chiunque potrebbe creare un deepfake con il solo scopo di diffondere panico o disinformazione.

Può davvero un deepfake seminare il caos a livello mondiale?

Ma quali sono i rischi del deepfake? Senza dubbio un video o un’immagine falsi ma costruiti così bene da sembrare veri possono facilmente molestare, intimidire e destabilizzare una o più categorie di persone.

Ma, al di là di questo, è pressoché impossibile che un deepfake riesca realmente a seminare il caos a livello mondiale. La maggior parte delle nazioni ha i propri sistemi di imaging di sicurezza e certamente lo spazio per la diffusione di video e immagini false in grado di scatenare conseguenze gravi a livello mondiale senza che per i deepfake in questione intervengano rapide smentite è in questo senso praticamente nullo. 

Tuttavia, i deepfake possono avere delle conseguenze pesanti. A titolo esemplificativo, è circolato in rete un video in cui Mark Zuckerberg affermava di avere, grazie a Facebook, il pieno controllo sulla vita degli utenti: un fatto che ha scatenato numerose polemiche tra chi non è stato in grado di cogliere subito l’inganno. E ancora, nel dicembre 2019, è apparso sul web un video in cui, nel corso di una riunione NATO realmente tenutasi, alcuni leader politici mondiali prendevano in giro Donald Trump in modo tutt’altro che bonario. 

Non ci vuole molta fantasia per immaginare il modo in cui i deepfake possano riuscire ad influenzare i prezzi delle azioni, le decisioni degli elettori e a provocare tensioni di tipo politico o religioso.

Questa falsa realtà minerà la fiducia degli utenti?

L’impatto più insidioso dei deepfake è quello di creare una società zero-trust, in cui le persone non possono e non si preoccupano più di distinguere la realtà dalla fantasia. E quando la fiducia viene intaccata è più facile sollevare dubbi su tematiche ed eventi specifici.

Nel 2019  il ministro delle Comunicazioni del Camerun ha dichiarato come fake un video diffuso da Amnesty International in cui i soldati del Paese giustiziano dei civili.

Nell’intervista del principe Andrew alla BBC con Emily Maitlis, il principe ha messo in dubbio l’autenticità di una foto scattata con Virginia Giuffre. Uno scatto che il suo avvocato dichiarava essere autentico e inalterato.

Due casi emblematici che mostrano come il problema non sia tanto la falsa realtà, quanto il fatto che la verità possa essere altrettanto facilmente negata, appellandosi proprio al deepfake.

Man mano che la tecnologia diventerà più accessibile, i deepfake potranno rappresentare un rischio per la sicurezza personale: l’imitazione dei dati biometrici può potenzialmente ingannare i sistemi che si basano sul riconoscimento del viso e della voce, rendendo sempre più difficile sventare truffe ad opera di persone senza scrupoli. I deepfake potrebbero creare seri problemi anche alle aziende, minando soprattutto la reputazione e la credibilità dell’intera società oppure di un singolo manager. 

Non tutti i deepfake vengono per nuocere

Magra consolazione: il risvolto della medaglia del deepfake esiste. Alcuni possono essere divertenti ma, soprattutto, talvolta possono diventare addirittura utili. 

I deepfake di clonazione vocale, per esempio, possono ripristinare la voce delle persone quando queste la perdono a causa di una malattia. In altri casi, sono in grado di animare gallerie e musei: in Florida, per esempio, il museo Dalí ha generato un deepfake del pittore surrealista che introduce la sua arte e scatta selfie con i visitatori. Per l’industria dell’entertainment, la tecnologia può essere utilizzata per migliorare il doppiaggio dei film e, cosa più controversa, far tornare a recitare attori morti. Una scelta che apre le porte a dilemmi di tipo etico ancora una volta di non facile soluzione. 

In conclusione, i deepfake, nascono grazie ad una tecnologia che, se utilizzata male, può insinuare tra gli utenti caos e disinformazione, così come rovinare la reputazione di un’azienda. D’altro canto, come tutte le tecnologie, sta a noi umani scegliere cosa farne e, se utilizzata per altri scopi, può offrire dei risultati molto utili ed interessanti in diversi campi, a partire dal quello medico fino a quello culturale, passando per il settore dell’intrattenimento.

È probabilmente ancora presto per capire quale sarà l’incidenza effettiva dei deepfake e soprattutto per comprendere se la loro capacità di influenzare l’opinione pubblica crescerà nel tempo oppure verrà frenata da nuovi dispositivi tecnologici sempre più sofisticati in grado di individuarli e fermarne subito la diffusione. Nel frattempo, quello che gli utenti possono fare è imparare a riconoscerli o, se non altro, ad esercitare quel pensiero critico che sia in grado, perlomeno, di allertarli davanti a qualcosa di anomalo: per non essere l’ennesima persona caduta nella trappola sempre più insidiosa del deepfake. 

Valentina Baldon
Esperta di Digital Transformation
SEO copywriter e Social media manager. Aiuto le aziende a raccontarsi sul web, con un occhio sempre attento all'algoritmo di Google.

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