Digital transformation

L’Italia ha scoperto commercio elettronico, lavoro e studio da remoto. Adesso non si torna più indietro

| 28 Aprile 2020 | Gabriella Poggiali
Immagine CERVED Instant Developer

La crisi economica post COVID-19 non colpirà tutti i settori, anzi alcuni sono destinati a crescere stabilmente, primo fra tutti il commercio elettronico. Le aziende IT hanno nuove opportunità e un’enorme responsabilità: guidare i propri clienti verso una new economy mai così vicina.

Sono molti anni che sogniamo un mondo diverso, racchiuso per comodità nelle parole “new economy”.

Si parla da almeno un decennio di smart working destinato a prendere sempre più campo per liberare le strade dalle auto, inquinanti e pericolose, e favorire il bilanciamento fra tempo familiare e tempo lavorativo. E che dire del commercio elettronico, che in Italia ha sempre stentato a decollare?

Ci aspettavamo che questi mutamenti nel costume sarebbero stati una scelta consapevole di una società sempre più ricca e matura, e invece ce li troviamo praticamente imposti da un’emergenza devastante come quella che stiamo vivendo. È fin troppo facile capire che sono destinati a durare ben oltre l’emergenza. 

Sono riflessioni che vengono fatte già dai primi giorni del lockdown. La novità, però, è che una nuova analisi del CERVED le conferma, mostrandoci nel dettaglio alcuni scenari per l’economia italiana del 2020 e del 2021 ed evidenziando anche i settori che faticheranno di più e quelli che invece si rafforzeranno.

Il CERVED è sicuramente un osservatorio privilegiato sulle realtà produttive del nostre paese. Cerved Group S.p.A. è infatti il primo riferimento, in Italia, per l’informazione commerciale. Il suo scopo principale è valutare la solvibilità e il merito creditizio delle imprese. Assolve questo compito anche attraverso analisi dettagliate e studi continuativi sugli andamenti dei diversi comparti economici.

Le analisi relative all’emergenza COVID-19 e a come modificherà il nostro futuro economico confermano, quindi, ciò che molti già immaginavano.

Oggi, in mezzo a quella che viene definita da alcuni come una “economia di guerra”, chi lavora nell’IT non ha solo l’opportunità di aumentare i fatturati, in controtendenza con i dati generali. Ha anche (e soprattutto) la responsabilità di allertare i propri clienti e di aiutarli, accompagnandoli con onestà e professionalità verso un mercato che sarà profondamente diverso.

“ECONOMIA DI GUERRA”

Marco Fortis, docente di economia industriale all’Università Cattolica di Milano e responsabile della Direzione Studi Economici di Edison, è stato recentemente intervistato da Laura Magna per Industria Italiana e ha parlato senza mezzi termini di una crisi economica devastante. 

In particolare, ha utilizzato l’espressione “economia di guerra”, che non è certo casuale. Il riferimento principale è alla chiusura dei mercati internazionali a cui stiamo assistendo già da adesso. La mobilità delle persone praticamente azzerata in moltissime aree del globo e gli scambi commerciali sempre più ridotti sono, effettivamente, tipici dei momenti di guerra.

Un paese come l’Italia rischia di risentirne più di altri. C’è il turismo, che fino a non molti anni fa qualcuno (saggiamente o meno) definiva “il petrolio della nostra economia”. Ma soprattutto c’è un’industria trasformatrice, che acquista dall’estero materie prime ed energia per poi rivendere nel mondo prodotti spesso di alta fascia. Per bene che vada, moltissime aziende dovranno imparare ad approvvigionarsi in modo diverso, più fluido, ed essere altrettanto flessibili anche nella ricerca dei mercati di sbocco.

La storia ci insegna, però, che dalle guerre ci si riprende. Dalle macerie si ricostruisce. L’importante è individuare la direzione giusta, quella che può portare sviluppi reali e magari aprire a modelli di produzione e distribuzione più efficienti.

Il comparto pubblico si sta muovendo per mobilitare risorse in favore di questa sorta di ricostruzione che dobbiamo affrontare. Non è nostra intenzione, in questo articolo, affrontare discussioni su cosa dovrebbe fare lo Stato e cosa, invece, l’Europa; lasciamo volentieri l’argomento a chi è più preparato di noi su questi temi.

Però di una cosa siamo convinti: chi lavora in ambito informatico avrà la possibilità e la responsabilità di collaborare alla ricostruzione molto più di chiunque altro, perché i nuovi modelli saranno sempre più basati sull’IT.

I DATI CERVED 

Lasciamo parlare i numeri adesso. Il Cerved Industry Forecast di Marzo 2020 dal titolo L’impatto del COVID-19 sui settori e sul territorio mostra i risultati sulla nostra economia di due possibili scenari.

Il primo è lo scenario-base:

  • L’emergenza dura fino a maggio 2020
  • Due mesi necessari per il ritorno alla normalità
  • Impatti importanti sulle economie mondiali e sull’export
  • No crisi finanziarie innescate dal contagio
  • Interventi a sostegno delle imprese e delle famiglie, interventi di spesa pubblica

Non è certo uno scenario positivo, ma non è neppure il peggiore. Al momento è altamente probabile.

Secondo questo scenario, il fatturato totale delle imprese italiane scenderà in modo deciso quest’anno ma già nel 2021 verrà recuperato. I numeri (espressi in miliardi di euro) sarebbero: 

2.410,7 mld di euro nel 2019

2.232,5 mld di euro nel 2020 (-7,4% rispetto al 2019)

2.446,8 mld di euro nel 2021 (+9,6% rispetto al 2020, +1,5% rispetto al 2019)

C’è poi lo scenario pessimistico:

  • L’emergenza dura fino a dicembre 2020
  • Sei mesi necessari per il ritorno alla normalità
  • Completo isolamento e chiusura paesi UE
  • No crisi finanziarie innescate dal contagio
  • Interventi a sostegno delle imprese e delle famiglie, interventi di spesa pubblica

In questo caso, invece, il calo dei fatturati si trascinerebbe molto più a lungo. Ecco i numeri (sempre espressi in miliardi di euro): 

2.410,7 mld di euro nel 2019

1.982,7 mld di euro nel 2020 (-17,8% rispetto al 2019)

2.330,2 mld di euro nel 2021 (+17,5% rispetto al 2020, ancora -3,3% rispetto al 2019)

L’ASIMMETRIA DEI SETTORI

Uno dei punti di forza dell’analisi CERVED è che ha considerato le previsioni economico-finanziarie e di rischio dell’economia italiana valutando 223 diversi settori produttivi.

È possibile quindi osservare distintamente gli andamenti di ciascun settore ed è proprio su questa base che possiamo esplorare meglio quale potrebbe essere il futuro delle aziende italiane. 

A perdere su tutta la linea sono il MICE (turismo, eventi, congressi), i trasporti, i servizi alla persona che richiedono un contatto molto stretto come parrucchieri e saloni di bellezza. 

Il commercio on line invece potrebbe chiudere il 2020 con un +26,3% (scenario base) o con addirittura un +55% (scenario pessimistico).

Guadagnano quote importanti anche la GDO alimentare, tutto il comparto medico-sanitario, la cantieristica, tutto ciò che attiene all‘igiene (come le lavanderie industriali).

Chi lavora nel terziario avanzato, come ad esempio chi offre servizi informatici alle imprese, sa già quindi quali potrebbero essere i futuri migliori clienti. 

E, soprattutto, sa che nei prossimi due anni anche il peggiore degli scenari evidenzia una crescita del settore.

Per il comparto  elettrotecnica e informatica, infatti, le previsioni del CERVED sono le seguenti:

Ipotesi base: crescita del 4,6% dal 2019 al 2021 (nel dettaglio: +0,2% dal 2019 al 2020, +4,3% dal 2020 al 2021)

Ipotesi pessimistica: crescita del 2,7% dal 2019 al 2021 (nel dettaglio: -3,1% dal 2019 al 2020, +6% dal 2020 al 2021)

FAVORIRE IL PASSAGGIO A UN NUOVO SISTEMA

Al di là dei dati CERVED, vogliamo però soffermarci su alcune osservazioni forse apparentemente banali, ma che reputiamo molto importanti per il nostro settore.

Adesso che anche la famosa Casalinga di Voghera ha scoperto che ordinando online i pacchi di pasta e le lattine di pomodoro può evitarsi il fastidio delle buste pesanti, probabilmente continuerà a farlo e rimetterà piede nel supermercato solo saltuariamente.

I tradizionali blocchi psicologici all’acquisto online (abitudine, sfiducia nei sistemi di pagamento elettronici) sono stati rimossi dalla necessità del momento.

Dopo mesi di telelavoro obbligato ai dipendenti dei propri uffici, il Titolare Medio della PMI potrebbe rendersi conto che continuare a usare lo smart working, magari parzialmente, gli permette di risparmiare molto: può mantenere uffici più piccoli, ottimizzare l’uso delle attrezzature, risparmiare sui buoni pasto, ricevere meno richieste di giorni di malattia.

Adesso che l’home schooling ha avuto una sorta di test obbligato di massa, è difficile immaginare che gli istituti privati non vorranno dotarsene, magari per poter seguire i propri iscritti in modo adeguato anche in casi eccezionali (come può essere, ad esempio, anche una lunga assenza dell’allievo a causa di una banale frattura in settimana bianca).

Ma potremmo ipotizzare anche altri cambiamenti di abitudini quotidiane, tutti improntati a un minore spostamento fisico: ad esempio, una maggiore necessità di espletare il più possibile le pratiche burocratiche e amministrative a distanza per medici e liberi professionisti, e chissà cos’altro ancora.

È in atto, insomma, un enorme cambiamento delle abitudini: e quelle nuove si baseranno sulle tecnologie legate alla rete.

I consulenti informatici, le agenzie e gli sviluppatori avranno il compito cruciale di spingere i propri clienti a riflessioni approfondite su come il loro settore e la loro azienda potranno non solo sopravvivere, ma addirittura uscire rafforzate da questo terremoto sociale ed economico.

Per chi lavora nell’IT, insomma, il 2020 ed il 2021 saranno anni di sfide cruciali e di opportunità probabilmente senza pari.

Gabriella Poggiali

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