La storia del telefono cellulare ha avuto inizio molto tempo prima della nascita di WhatsApp e della connettività così come la conosciamo oggi.
Era il 3 aprile del 1973 quando Martin Cooper – un ingegnere di Motorola – fece la sua prima chiamata da un dispositivo mobile diretta al Dr. Joel Engel dei Bell Labs. Il terminale pesava 1,1 kg ed era lungo ben 23 centimetri. Un prototipo sicuramente difficile da trasportare, ma che funzionò egregiamente nel suo intento.
Da quel momento in avanti ci fu un’accelerazione della ricerca per migliorare le infrastrutture e i terminali, portando all’invenzione dei primi telefoni cellulari considerati “per auto” poiché troppo grandi ed ingombranti per essere portati in tasca o all’interno della borsa.
Tuttavia, nel 1983, il Motorola DynaTAC 8000x venne ufficialmente lanciato sul mercato. Sebbene avesse una dimensione enorme rispetto agli standard odierni, questo terminale venne considerato il primo vero telefono cellulare, in quanto sufficientemente piccolo per essere trasportato agevolmente.
Il Motorola DynaTAC 8000x è diventato un vero e proprio simbolo della cultura pop in grado di conquistare tutti, anche grazie all’influenza di Gordon Gekko nel film Wall Street e di Zack Morris in Saved by the Bell. Nonostante questo, però, l’utilizzo del telefono cellulare restò ancora inaccessibile per il grande pubblico, a causa del suo costo decisamente elevato.
Sebbene il DynaTac e i modelli successivi fossero sicuramente più piccoli, avevano comunque alcuni difetti. Per questo, poco più tardi entrarono in gioco il Nokia Mobira Talkman ed il Motorola 2900 Bag Phone, con una durata della batteria ed un tempo di conversazione maggiori rispetto ai loro predecessori, rendendoli i modelli più popolari dell’epoca.
Dalle prime evoluzioni fino ad oggi
I primi telefoni cellulari erano concepiti solo per parlare. A poco a poco, sono state aggiunte funzionalità come la segreteria telefonica, la rubrica, la calcolatrice, il blocco note e molto altro. Iconico il giochino Snake, introdotto per la prima volta all’interno del Nokia 6110, che ha tenuto compagnia a grandi e piccini nei momenti più disparati della giornata.
Emblema degli anni Novanta fu anche il Motorola StarTAC, con la sua forma a conchiglia che fu poi imitata da diverse società al fine di rimpicciolire uno strumento di cui il grande pubblico non poteva più fare a meno, aggiungendo un numero maggiore di funzioni.
Nell’anno 2000 fu lanciato per la prima volta il Nokia 3310, uno tra i modelli più amati al mondo. Suonerie personalizzabili, screensaver, indistruttibilità e – ancora una volta – Snake erano le caratteristiche più apprezzate di questo modello.
Da questo momento in avanti ci fu un vero e proprio boom di innovazioni: lo schermo a colori, la fotocamera (ai tempi VGA) e il 3G per navigare su Internet in mobilità.
Negli ultimi anni, lo scopo dello smartphone si è spostato dall’essere mero strumento di comunicazione verbale all’essere un dispositivo multimediale a tutti gli effetti, utile su diversi fronti. Ora utilizziamo i nostri smartphone per navigare sul Web, controllare la posta elettronica, scattare foto ed aggiornare i nostri canali social ed effettuiamo, di contro, sempre meno telefonate.
Gli smartphone moderni – a partire dal primo iPhone lanciato da Apple – hanno cambiato completamente le esigenze dei consumatori: le app li hanno trasformati in vere e proprie cassette degli attrezzi virtuali, con una soluzione per qualunque problematica. O quasi.
Il cambiamento nella forma
Non è solo la tecnologia ad essersi evoluta nel tempo: anche il design dello strumento ha subito una moltitudine di cambiamenti. I primi telefoni “per auto” erano molto grandi e pesanti ma, con il tempo, sono diventati drasticamente più piccoli, per andare incontro alle esigenze dei clienti che necessitavano di uno strumento funzionale ed elegante allo stesso tempo.
Solo con l’avvento degli smartphone il design è tornato a virare verso forme più grandi e semplificate, facendo spazio allo schermo e riducendo quello dedicato ai pulsanti.
Poiché i telefoni sono diventati dispositivi multimediali mobili, l’aspetto più desiderabile oggigiorno è uno schermo ampio, chiaro e ad alta definizione per una visualizzazione Web ottimale. Anche la tastiera è stata eliminata in favore di un touch screen visibile solo all’occorrenza. L’esempio più ovvio è l’iPhone di Apple e dei successivi concorrenti con sistema operativo Android.
Il ritorno al passato con uno sguardo al futuro
Sulla scia nostalgica dello StarTAC e dell’amato Razr V3, ai tempi il telefonino più sottile al mondo, Motorola ha di recente lanciato il suo nuovissimo smartphone pieghevole: il Razr 5G. Questo il modo in cui viene presentato:
Rivoluzionario ma familiare. Tascabile e potente. Con due display completamente funzionanti, Razr 5G è la prova che possono accadere grandi cose quando la tradizione si unisce all’evoluzione tecnologica.
Dal 3G del V3 al 5G, dalla fotocamera VGA ad una da 48 MP: il nuovo Motorola pieghevole rappresenta un punto di incontro tra passato e futuro.
Ma il brand oggi controllato da Lenovo non è l’unico ad aver deciso di esplorare questa nuova frontiera foldable. Nel 2020 sono arrivati anche il Samsung Galaxy Z Flip 5G, il Huawei Mate XS e il Samsung Galaxy Z Fold2 5G. Un trend che vedremo se verrà confermato o meno nei prossimi anni.
I cambiamenti per il futuro
Dopo gli smartphone pieghevoli presentati di recente, si fa sempre più insistente la progettazione di smartphone con display allungabile. Da smartphone a tablet con una sola mossa e, secondo alcune fonti, Samsung avrebbe già depositato il brevetto di questa nuova possibile innovazione.
Insomma, il telefono cellulare ha subito così tanti cambiamenti negli ultimi vent’anni che è lecito immaginare molti altri miglioramenti ed innovazioni per il prossimo futuro. La convergenza di tutti i gadget tecnologici in unico dispositivo dovrebbe continuare ad avanzare, con la possibilità di spostare su sistemi cloud la maggior parte dell’hardware e del software, con prodotti composti principalmente da input e display.
Con ogni probabilità gli smartphone del futuro saranno capaci di influenzare maggiormente i nostri sensi e le nostre percezioni: molti ipotizzano dispositivi naturalmente sincronizzati con i riflessi biologici e processi come il movimento degli occhi, il pensiero e le preferenze culturali.
Non si tratta più tanto, allora, di capire come cambieranno questi dispositivi nel futuro. Piuttosto, di comprendere come essi cambieranno la nostra quotidianità e il nostro attuale modo di vivere.