Emerging technology

Quale futuro per gli assistenti vocali?

| 6 Marzo 2020 | Lorenzo Quadrini
cropped assistenti voc Instant Developer

Gli assistenti vocali costituiscono attualmente uno dei trend più importanti dell’immediato futuro (di sicuro, sono uno dei 5 principali trend IoT del 2020). La loro diffusione nelle case dei consumatori così come negli uffici è in costante aumento, mentre le loro funzionalità continuano ad ampliarsi su più fronti. Diventa quindi particolarmente interessante capire quali cambiamenti potrebbero portare questi dispositivi, soprattutto relativamente ad alcuni settori specifici: dalla domotica agli acquisti online, passando anche per la sfera personale del singolo utente. Non siamo più, infatti, in presenza di una semplice agenda vocale: abbiamo a che fare invece con dispositivi con task e feature molto più complesse e che potrebbero semplificare estremamente le nostre attività quotidiane. Cerchiamo di capire come. 

Domotica, acquisti online e prenotazioni

In parte la strada degli assistenti vocali segue una traiettoria abbastanza prevedibile. Risulta evidente, per esempio, la compenetrazione con la domotica, che rende l’assistente vocale un vero e proprio hub di controllo della propria abitazione. Accanto alle funzioni prettamente casalinghe, si affacciano anche quelle inerenti agli acquisti e alle prenotazioni online. Ad oggi Amazon Echo è già capace di farci interagire con il marketplace di Amazon attraverso dei semplici ordini vocali. Si tratta di un aspetto da non trascurare, soprattutto dal punto di vista delle imprese a stretto contatto con i consumatori. Se si mettono in commercio prodotti appetibili per ordini smart (merci a tasso di consumo alto o periodico, per esempio) potrebbe essere ancora più vantaggioso inserirsi nel mercato digitale di Amazon. Il futuro sarà poi aperto a interazioni con molte altre piattaforme online, non solo con quelle delle case produttrici. 

Il caso della “testimonianza” di Alexa

Diversamente dai semplici acquisti online, ha fatto scalpore il caso, riportato da molti giornali, della “testimonianza” di Amazon Alexa in un fatto di omicidio accaduto in Florida. La realtà, per ora, è più prosaica: il giudice ha semplicemente richiesto al colosso americano le registrazioni memorizzate dai due dispositivi Eco posseduti dalla vittima, trovata morta nella sua stessa abitazione. Sebbene la notizia abbia spinto l’immaginazione verso un futuro neanche troppo lontano, fatto di AI pronte per essere chiamate alla sbarra, il vero punto di discussione è quello inerente alla privacy e alla sempre maggiore compenetrazione tra la vita privata dell’utente e i propri device. Si tratta in realtà, almeno per quel che concerne il diritto penale, di discussioni già ampiamente dibattute nella giurisprudenza europea ed italiana (basti pensare alla recente normazione in fatto di trojan ed intercettazioni ambientali). Ciononostante, è innegabile che, presumibilmente, il futuro ci metterà davanti a sviluppi che necessiteranno di ulteriori considerazioni.

L’assistente vocale si trasforma in un amico digitale

Il punto di svolta, però, probabilmente sarà un altro. Secondo le analisi di Hej! – la digital innovation agency che applica l’intelligenza artificiale alla conversazione – il connubio tra AI e assistenti vocali porterà ad un utilizzo completamente diverso di questi dispositivi. L’integrazione con un’intelligenza artificiale avrà come primo effetto quello di facilitare l’elaborazione dei big data, così da ottenere risposte e informazioni sempre più esaurienti (ed in linea con le nostre abitudini) dal nostro assistente vocale. Il secondo aspetto, più rivoluzionario, sarà quello della proattività: il nostro assistente infatti, sulla base dei dati esplicitamente o implicitamente registrati, sarà in grado di fornirci consigli dinamici. Basta pensare alla gestione del proprio calendario personale: non solo un elenco puntato di date ed impegni, bensì un’agenda interattiva che elabora le soluzioni più adeguate per organizzare al meglio ogni ora della giornata. 

Proseguendo sulla scia di questo trend evolutivo, appare chiaro che le potenzialità dell’assistente vocale sono tutte tese allo sviluppo del suo aspetto più relazionale. Infatti, trasformare una “semplice” interfaccia in un vero e proprio interlocutore potrebbe portare notevoli vantaggi. Da un lato, l’utente avrebbe a disposizione funzioni sempre più personalizzate e adatte alle sue inflessioni ed esigenze. Dall’altro, gli operatori di mercato utilizzerebbero piattaforme sempre più capaci di immagazzinare ogni tipo di dato utile per le analisi di mercato. 

Spingendosi ancora più in là, l’assistente vocale potrà tranquillamente relazionarsi con l’utente instaurando un rapporto diverso da quello a cui siamo abituati, basato principalmente sul supporto emotivo piuttosto che sull’aiuto nelle attività quotidiane. Ad oggi, per esempio, Apple ha deciso di coinvolgere psicologi e consulenti all’interno del team Siri, dal momento che, negli ultimi anni, è emerso un dato interessante e per certi versi inaspettato: gli utenti utilizzano l’assistente vocale per confidare i propri problemi o per sfogare stress e malessere. Allo stesso modo, su Facebook è presente Woebot, un chatbot inventato dalla psicologa Alison Darcy dell’Università di Stanford. Il compito di questa intelligenza artificiale è quello di offrire una terapia personalizzata a chiunque riscontri problemi psicologici (o magari, più semplicemente, senta il bisogno di una voce amica). Chiaramente Woebot non può sostituire una terapia convenzionale, ma gli studi a riguardo sembrano essere promettenti: nella stessa Università di Stanford sono in corso alcune analisi che serviranno per comprendere meglio l’effettivo beneficio che questi supporti alternativi possono apportare alla salute mentale dei soggetti affetti da depressione.

I dati, seppur parziali, sono indubbiamente incoraggianti: le intelligenze artificiali possono aiutare i pazienti attraverso un primo percorso terapeutico, grazie soprattutto alla grande intimità assicurata da questo tipo di interazioni. Paradossalmente, quindi, il fattore non-umano gioca un ruolo importante quando si tratta di abbattere il muro della vergogna e dell’imbarazzo che molto spesso ostacola la scelta di intraprendere un percorso di sostegno psicologico tradizionale. In tal senso, allora, l’assistente vocale si inserirebbe in un contesto notevolmente più intimo e personale (e non solo personalizzato), divenendo parte integrante della vita dell’utente. 

Assistenti vocali e aziende: quali prospettive per il futuro? 

In ottica imprenditoriale non è chiaramente possibile prevedere quanto tempo occorrerà all’assistente vocale, e alla tecnologia ad esso collegata, per potersi evolvere pienamente in un vero “compagno virtuale”. Rimane importante, però, prepararsi con buon anticipo. Oggi è diventato di cruciale importanza informarsi sulla disciplina della privacy e del rispetto dei dati personali: non si tratta esclusivamente di un adempimento legale, ma anche e soprattutto di un valore aggiunto per l’azienda. Il grande ostacolo nella diffusione di assistenti vocali così “invasivi” sarà infatti quello di guadagnare la fiducia dell’utente, il quale dovrà (a ragione) ritenersi al sicuro e a proprio agio nell’utilizzare tali prodotti. Si tratta di uno sforzo che graverà non solo sulle case di produzione degli assistenti, ma anche su tutte le imprese che sceglieranno di utilizzarli, con vari gradi di responsabilità. A questo, infine, si aggiunge la necessità di studiare i propri prodotti, sia a livello di marketing che a livello di distribuzione, in maniera tale da poter raccogliere un bacino di utenza più grande e riuscire, allo stesso tempo, a personalizzare l’offerta per tutti i consumatori già fidelizzati e abituati ad interagire con gli assistenti vocali.

Non c’è dubbio, insomma, che gli assistenti vocali stiano mostrando i primi segni di sviluppi particolarmente interessanti e, in taluni casi, inattesi. Resta da capire quali di questi si consolideranno effettivamente, in che misura diverranno pervasivi nella nostra vita quotidiana e in che modo riusciranno ad integrarsi con le normative e con i diritti degli utenti e dei consumatori. E poi, ovviamente, in che misura (e in che tempi) le aziende saranno in grado di cogliere tutte le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico.

Lorenzo Quadrini
Laureato in Giurisprudenza, praticante avvocato. Da sempre appassionato di tecnologie digitali, ho trovato un punto di incontro tra studio e passione nell'approfondimento delle tematiche relative alla cybersicurezza ed al rispetto della privacy.

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